ACCOMPAGNAMENTO

Der. di compagno, con il pref. a(d) [inizio sec. XIII] – Colui che fa compagnia ad alcuno andando e anche stando con esso.

Nella fattispecie, il dispositivo che abilita l’artista al percorso di attraversamento del Centro di Residenza.

ARTISTI ASSOCIATI

Dal lat. ASSOCIARE, composto dalla particella AD “a, verso” e SOCIARE “unire”; deriva da SOCIUS “compagno” – Unire insieme in società, in compagnia. Detto di idee: unirle, coordinarle secondo certe leggi d’analogia o in virtù di consuetudini. 

Nella fattispecie, sono quegli artisti con cui si costruisce la visione di un luogo e si condivide un linguaggio. Con loro viene attivato un dialogo non finalizzato ma guidato da intenzionalità che nel tempo genera e svela una direzione di senso comune tra artista, organizzazione e contesto. Una contaminazione reciproca che definisce l’identità dinamica di un luogo capace di rappresentare le urgenze del contemporaneo. 

ATTRAVERSAMENTO

Da attraversare “passare, porre a traverso”; deriv. attraversamento, attraversatore-trice – Passare attraverso, percorrere passando da una parte all’altra. Con riferimento a periodi di tempo, a momenti o condizioni particolari; passare, vivere, sperimentare.

Nella fattispecie, la relazione tra spazio, artista e una o più comunità di interesse/scopo in un ambiente ibrido.

Cfr. Ezio Manzini, Politiche del quotidiano, Edizioni di Comunità, Roma 2018.

AZIONI ESPANSE

Azione: lat. ACTIONE(M), da ACTUS p.p. di AGERE “fare, operare” – Tutto ciò che uomo o agente qualsiasi opera e fa.  

Espansa: lat. PANNUS panno, che è il “filo disteso e tirato” (cfr. pallio, panno, spanna, spazio, spuma) – Spandere fuori o attorno, distendere, allargare; fig. manifestare ampiamente. 

Nella fattispecie, azione che si sviluppa a partire dalla poetica di un artista: dapprima, individuandone le narrazioni e le forme; tali elementi vengono quindi posti in relazione ai temi e ai processi di condivisione che un sistema istituzionale è in grado di costruire attorno a un progetto. Si parla di sistema e non di territorio perché con l’integrazione del linguaggio digitale l’elemento territoriale è sempre meno determinante. 

BRICOLEUR

Bricoleur ‹brikolö’ör› s. m. (f. bricoleuse ‹brikolö’ö∫›), fr. [der. di bricoler] – Chi pratica il bricolage, chi ha il gusto o la passione del bricolage, cioè fa da solo lavori domestici di costruzione e riparazione.

Per il bricoleur la regola del gioco consiste nell’adattarsi sempre all’equipaggiamento di cui dispone: gli elementi di cui fa uso il bricoleur non hanno un ancoraggio esclusivo. Sono mobili. Possono essere ricomposti in infinite combinazioni. Possono servire a scopi diversi. Possono essere adattati a molti contesti. 

Cfr. Claude Lévi-Strauss, Il pensiero selvaggio [1962], Il Saggiatore, Milano 2015.

CAPITALE CULTURALE COLLETTIVO

Capitale: lat. CAPITALIS “che riguarda il capo”, da CAPUT-CAPITIS – che allude non solo alla parte più nobile del corpo, ma anche a tutto ciò che è principale e da cui altre cose discendono.

Culturale: der. di cultura; dal lat. CULTURA, der. di CULTUS, p.p. di COLERE “coltivare”.

Collettivo: lat. COLLECTIVUS e questo da COLLECTUS, p.p. di COLLIGERE “raccogliere” – Che raccoglie più elementi congeneri; ma si usa per “fatto da più persone raccolte insieme per un fine comune”, come petizione collettiva e simili.

Nella fattispecie, è il capitale di conoscenze di cui può disporre un insieme di persone che si costituisce attorno a un sentire o a una sfida comune, a prescindere dal proprio contesto culturale, economico, sociale e geografico di appartenenza. Afferisce alla capacità di un gruppo di esercitare la propria intelligenza collettiva, ri-conoscendo in un’idea un valore e un senso comune; ciò consente di creare un sistema di conoscenze e di azioni condivisi/comuni.

Cfr. Mara Loro, Bilancio Sociale – Itinerari Paralleli, 2019.

CURA / CURATELA

Dal lat. CURA, ancora più antico COERA o COIRA, che gli antichi etimologisti riportarono a COR e alla suggestiva espressione QUIA COR URAT, “perché scalda, stimola il cuore e lo consuma” – Sollecitudine, grande assidua diligenza, vigilanza premurosa e assistenza; in editoria la realizzazione di una edizione o riedizione di un testo. Per estensione, l’ideazione, l’invenzione, l’elaborazione di una scrittura progettuale (testo, performance, installazione ecc.).

Nella fattispecie, la cura è implicata nelle pratiche di ascolto attivo, immedesimazione, empatia, riconoscimento dei bisogni, traduzione e accompagnamento.

INTELLIGENZA COLLETTIVA  

Intelligenza: lat. INTELLIGENTIA, da INTELLIGENS “intelligente” – Facoltà e attitudine d’intendere prontamente; l’atto del comprendere e distinguere (poi cognizione, spiegazione, dichiarazione); l’intendersi tra più persone, e quindi accordo, unione.

Collettiva: lat. COLLECTIVUS e questo da COLLECTUS, p.p. di COLLIGERE “raccogliere” – Che raccoglie più elementi congeneri; ma si usa per “fatto da più persone raccolte insieme per un fine comune”, come petizione collettiva e simili.

Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa“. L’intelligenza collettiva è una forma di intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze. 

Cfr. Henry Levy, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio [1994], Feltrinelli, Milano 2002.

MICRO E MACRO DRAMMATURGIA

Drammaturgia: s. f. [dal gr. tardo δραματουργία]. – L’arte di comporre drammi; trattato o precettistica sull’arte drammatica. In senso concr., complesso delle opere drammatiche di un autore o di un periodo: la d. eschilea; la d. inglese dell’Ottocento.

La micro drammaturgia è la relazione tra coloro che collaborano al processo creativo, mentre la macro riguarda la rilevanza sociale e la funzione dell’opera. “Potremmo definire la micro drammaturgia come quella zona, quel cerchio strutturale, che si trova dentro e intorno a una produzione. Ma una produzione prende vita attraverso la sua interazione, attraverso il suo pubblico e attraverso ciò che accade al di fuori della sua orbita. E intorno alla produzione c’è il teatro e intorno al teatro c’è la città e intorno alla città, per quanto possiamo vedere, giace il mondo intero e persino il cielo e tutte le sue stelle. Le pareti che uniscono tutti questi cerchi sono fatte di pelle, hanno i pori, respirano”.

Cfr. Marianne Van Kerkhoven, Writing without a pencil in the hand, in Ead. (ed.), Theaterschrift 5–6. On Dramaturgy, Kaaitheater, Brussels 1994, pp. 140-148. 

OSPITE

Dal lat. HOSTIS nel suo originale significato di “straniero, forestiero, contadino” e in un secondo momento “colui che sostiene e nutre il forestiero” – Colui che riceve il forestiero e gli dà cibo, non per lucro, ma per sola amicizia, per benevolenza, per umanità; poi il forestiero medesimo che è alloggiato e protetto.

Nella fattispecie, la comunità di pratica che abita la residenza

PARTNER ASSOCIATI

Organizzazioni che non prendono parte alla governance del Centro ma partecipano all’evoluzione del progetto per assicurare competenze, risorse economiche in entrata e fornire garanzie di sviluppo alle attività di residenza per l’inserimento degli artisti nel sistema complessivo dello spettacolo, sia in ambito nazionale che internazionale.

Cfr. Intesa Stato-Regioni 21/09/2017

RESTITUZIONE

Dal lat. RESTITUERE, composto di RE “addietro, di nuovo” e SITUERE per STATUERE “far sì che qualcosa stia” – Ristabilire, rimettere nello stato primitivo, rendere altrui ciò che prima era in suo possesso. Vale a dire ciò che ha prestato, consegnato o gli fu tolto.

Nella fattispecie l’esito (pen)ultimo del processo di residenza.

RESIDENZA

Der. dal lat. RESIDENTEM, p.p. di RESIDERE, “sedersi, trattenersi in un luogo”. Composto di RE “di nuovo” e di SIDERE “che sta”.

Nella fattispecie, lo spazio fisico e progettuale di ospitalità e creazione (vd. ospite).

RESIDENZA TRAMPOLINO

Trampolino: s. m. [der. di trampolo] – Nome di alcune attrezzature sportive che servono all’atleta per prendere uno slancio o ricevere una spinta. È comune l’espressione fig. fare (o servire) da t. o da t. di lancio a qualcuno, di persona o cosa che contribuisce notevolmente all’affermazione, al successo altrui.

Un dispositivo di rete aperto, dinamico e informale volto a esplicitare, accogliere e sostenere il potenziale creativo del proprio contesto di riferimento: un efficace dispositivo di scouting.  Si fonda sul dialogo e sul confronto con gli attori del territorio interessati alla promozione della cultura della danza (cooperative, associazioni sportive, associazioni culturali e di promozione sociale) e interpella gli attori del proprio sistema culturale di riferimento per disegnare un dispositivo capace di cogliere le potenzialità che emergono da questo ascolto e di strutturare di volta in volta interventi di sostegno differenti.

RILEVANZA

Dal lat. RELEVARE, composto di e RE “di nuovo”, che talora spiega un’azione intensiva, e LEVARE “alzare, alleggerire” – Rialzare, sporgere in alto, in fuori; rif. a pregi e difetti: porli in evidenza, notarli. 

Nella fattispecie, la capacità di un linguaggio artistico e del luogo che lo ospita di riconoscere, rappresentare e condividere il valore e il senso di una proposta artistica per uno specifico contesto socio-culturale. 

Cfr. Mara Loro, Connect, Think, Plan: The Media Dance Project and Involving Citizens, Dance, Audience & Society, European Dancehouse Network 2020.

TIC – TEMPORANEE IDENTITÀ COLLETTIVE

Le “TIC – temporanee identità collettive” sono raggruppamenti temporanei di persone appartenenti a contesti socio culturali differenti, mossi da interessi condivisi e/o da bisogni rivelati attorno a un “sentire comune”.

Cfr. Mara Loro, Cosa sono le TIC (temporanee identità collettive), in Hangar (a cura di), La (quasi) impresa. Manuale d’uso per operatori culturali, Gruppo 24 ORE, Milano 2017, p. 213.

TRADUTTORI CULTURALI

Dal lat. TRADUCERE, p.p. TRADUCTUS “far passare”, da TRANS “al di là” e DUCERE “condurre” – Condurre qualcuno da un luogo ad un altro.

Sono cittadini, insegnanti, imprenditori, dirigenti, infermieri, educatori che Jim March riconosce come i nuovi creativi (March J., 1991) capaci di esplorare il nuovo (exploration), di studiare dei codici che ne consentano la replicazione degli usi (exploitation), di sostenere economicamente il requisito della propagazione (extraction).  Si intendono quei soggetti che ci aiutano a riconoscere il valore della cultura per uno specifico contesto socio-culturale (scuola, impresa, ospedale).

Cfr. Mara Loro, Oltre l’audience development, in M. Gilli e S. Scamuzzi (a cura di), Pianificare il turismo. Innovazione, sostenibilità e buone pratiche, Carocci, Roma 2020, pp. 90-98. 

Cfr. Exploration and Exploitation in Organisation Learning, in Organisation Science, pp.71-87.

TUTOR(E)

Dal lat. TUTOREM, “protettore, colui che protegge, colui che è incaricato di una tutela”; in agraria (e analogam. nel giardinaggio), sinon. di sostegno.

Nella fattispecie, il costrutto di spazi, economie e competenze che accompagnano l’artista nel percorso di attraversamento del Centro (vd. accompagnamento).