30 Settembre
11:00 am - 12:30 pm
APIARIA | Tanz Tanz nel verde #5

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ph. Luca Del Pia
Con il simposio pubblico What makes you disabled?, ideato da Lavanderia a Vapore con Al.Di.Qua. Artists per la giornata del 26 maggio, volge al termine la residenza organizzata con la rete internazionale European Dancehouse Network per favorire uno scambio di pratiche artistiche e saperi in relazione al tema dell’accessibilità, intesa – anziché come servizio – quale condizione strutturale per una società equa. La giornata del convegno interseca la programmazione di Collegno Fòl Fest, seconda edizione della festa dedicata alla salute delle menti, da sabato 20 a domenica 28 maggio.
Tema centrale di Autoritratto – opera in tre atti – è lo sguardo, declinato in tre differenti modi di considerare l’atto del guardare. Primo atto: lo sguardo proprio, ovvero che cosa significhi abitare un corpo con disabilità. Secondo atto: lo sguardo subìto, che mette in campo il tema dell’intrusività degli sguardi altrui sui propri corpi. Terzo atto: lo sguardo riappropriato. Poetico e politico insieme è infine lo sguardo ricercato, voluto e autodeterminato, sulla e della propria corporeità. Uno sguardo insomma non più singolare, bensì collettivo, come restituito dal video-manifesto di Al.Di.Qua., prima associazione europea di advocacy composta da artiste/i con disabilità.
A partire dalla performance Autoritratto e dal Manifesto di Al. Di. Qua Artists, si vogliono raccogliere prospettive ed esperienze di artist e operator sulle condizioni e sulle etichette imposte dal paradigma abilista in connessione con la ricerca di Flavia Dalila D’Amico.
Conversazione tra Stefania Di Paolo e Alessandro Schiattarella (in collegamento online) a proposito di disabilità invisibile e crip time, temporalità percepite attraverso lenti altre.
Di che cosa abbiamo bisogno? Voce a organizzazioni e istituzioni italiane che si raccontano attraverso i tentativi fatti, le criticità e gli elementi di forza, chiedendosi che futuro vogliamo, lanciando domande e visioni di politiche possibili.
L’azione del guardare, all’interno di un luogo in cui poterlo fare al meglio. Questo ci suggerisce, fin dalle sue origini, la parola teatro. Lo scopriamo, soffermandoci sull’etimologia del termine (proveniente dal verbo greco θεάομαι, “guardare, considerare”). Ed è proprio questa minuscola riflessione ad aver aperto in noi i più vari interrogativi: è ancora questa la funzione del teatro? Guardare ed essere guardati? Si trasformerà nel tempo? E soprattutto, se chiamiamo in causa un pubblico giovane, come cambia per loro l’idea e il concetto di pubblico, performer e regista? Il gioco proposto all’interno del laboratorio diviene espediente per smarrire e successivamente appropriarsi di una connessione attualizzata con lo spazio teatrale. (A.P. e V.R.)