Quello che invidio dell’usignolo: a dialogo con Daniela Nicolò, Enrico Casagrande e Stefania Tansini

Quello che invidio dell’usignolo: a dialogo con Daniela Nicolò, Enrico Casagrande e Stefania Tansini


ideazione e regia Daniela Nicolò, Enrico Casagrande
con Stefania Tansini
ambienti sonori Demetrio Cecchitelli
suono Enrico Casagrande
luce Theo Longuemare
props e sculture sceniche _vvxxii
una produzione Motus
con TPE – Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi
residenze artistiche ospitate da Lavanderia a Vapore e Centro nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni
con il supporto di MiC, Regione Emilia-Romagna


La Lavanderia a Vapore ha facilitato l’incontro tra la danzatrice Stefania Tansini e il gruppo dei MOTUS, per una residenza creativa – svoltasi a Collegno dall’11 al 17 settembre – in collaborazione con TPE e Festival delle Colline Torinesi, in preparazione del solo Of the nightingale I envy the fate, in scena alla Fondazione Merz di Torino dal 4 al 6 novembre 2022.

Tradurre la danza in immagine. La testimonianza di Gosia Turzeniecka

Tradurre la danza in immagine. La testimonianza di Gosia Turzeniecka

La pittrice e artista visiva polacca, nata a Opoczno ma con base a Torino, autrice dei murales campeggianti sul muro di cinta della Lavanderia a Vapore, racconta la propria esperienza di “traduttrice simultanea” di alcune performance recentemente svoltesi a Collegno. Può la danza trasformarsi in traccia iconografica?

ph. Andrea Macchia


La mia volontà di trasformare il gesto coreografico in atto pittorico è venuta a galla circa vent’anni fa: praticavo danza Butō in un gruppo diretto da Stefania Lo Maglio; proprio in quel frangente realizzai i miei primi lavori sul corpo in movimento. Esperienza fondativa in tal senso è stata la collaborazione con la danzatrice e coreografa Silvia Moretti: durante la performance, direttamente in scena, captavo il gesto dei performer, lo interpretavo e lo riportavo a segno su lunghi rotoli di carta.

Catturare il movimento con la pratica della pittura è da sempre una delle sfide che più mi affascinano. Prediligo la pittura dal vero, di soggetti animati o situazioni in evoluzione, per i quali non esistono ripensamenti. L’errore risulta infatti inscritto in questo tipo di pratica, parte integrante del suo esito finale. Ma qualora mi accosti alla danza – che è già di per sé una forma d’arte, una diretta espressione del corpo articolata diacronicamente nel tempo – devo essere ancor più concentrata per poterla ritrarre, ancor più veloce, cercando di catturare l’essenza di ciò che essa trasmette. È un ulteriore stimolo per il mio lavoro, un ottimo allenamento.

Con Chiara Bersani, Silvia Gribaudi e Daniele Ninarello ho vissuto tre momenti stupendi in Lavanderia. Munita di una canna di bambù come prolunga, estensione, del mio pennello, ho dato vita ad altrettanti murales: una sequenza di Daniele danzante (semplicemente lo seguivo con lo sguardo per poi restituirne in scioltezza il movimento o quantomeno ciò che riuscivo a coglierne), dopodiché un vero e proprio ritratto di Chiara, in posa sul prato, e infine – pochi giorni fa – il segno depositato per PESO PIUMA – solo, la performance multidisciplinare di Silvia realizzata in occasione della serata conclusiva del progetto SWANS NEVER DIE, all’interno di Interplay Festival.

Gosia Turzeniecka

La vostra casa della danza vista dall’alto

Stare in residenza alla Lavanderia a Vapore è stato come andare in un rifugio di montagna

“Magda, se la nostra residenza a Lavanderia a Vapore fosse una persona, che aggettivi usereste per descriverla?”

  • Coraggiosa
  • Disponibile
  • Presente
  • Premurosa
  • Esperta
  • Stimolante
  • Vorticosa (ma) 
  • Catalizzante
  • Creativa
  • Accogliente
  • Generosa
  • Fresca
  • Armoniosa
  • Riflessiva
  • Mistica
  • Comoda
  • Intensa
  • Totalizzante

Questi sono solo alcuni degli aggettivi che ci sono venuti in mente pensando alla nostra residenza artistica alla Lavanderia a Vapore, la casa della danza in Piemonte. E cosa ci fa il circo contemporaneo nella casa della danza? Si sa, il circo è nomade di natura. E il nomadismo non è assenza di dimora ma, al contrario, è avere dimore infinite, sentire casa ogni luogo dove portiamo i nostri spettacoli e le nostre case su ruote. E altresì vero che non tutti i luoghi sono uguali e sentirei a casa non è sempre facile. Ma alla Lavanderia a Vapore ci siamo sentiti profondamente a casa, a livello professionale e umano: tutto si è incastrato perfettamente, era un po’ come essere lì da sempre e abbiamo assaporato cosa vuol dire essere una compagnia stabile di un luogo: che lusso, che bellezza!
Il MagdaClan alla Lavanderia a Vapore è consistito in due villaggi circensi, ben organizzati e perfettamente integrati all’architettura della Lavanderia, venti persone a dormire tra il Barrio Latino da un lato e Camping Paradise dall’altro, due sale immense in cui provare nei giorni (tanti) di pioggia torrenziale, un ufficio produzione, tanti, tantissimi bagni, un’immensa area protetta in cui costruire il nuovo imponente palco, un’area perfetta dove allestire la nostra roulotte-cucina-bar Giannona e dove montare la stretch tent e il tendone, un parco in cui correre e ampio spazio per parcheggiare i camion.

Dicevamo: ci siamo sentiti profondamente a casa, a livello professionale e umano.
Professionalmente siamo lavoratori e lavoratrici dello spettacolo dal vivo: attrici e attori di circo contemporaneo, scenografi, drammaturghi, direttori artistici, tecnici, tour manager, costumiste, cuoche, tutti instancabili umani sognatori. Purtroppo in Italia è ancora difficile vedere riconosciuto il nostro lavoro, è difficile trovare il nostro posto nella società come artisti di circo contemporaneo, è difficile trovare qualcuno che non si stupisca alla risposta “Ma tu che lavoro fai?” / “L’acrobata”/ “No, ma di lavoro vero”/ “L’acrobata”.
Ma alla Lavanderia a Vapore la sensazione che abbiamo vissuto è stata diversa perché è un luogo che lavora in direzione “ostinata e contraria” : non solo accoglie gli artisti, ma li accompagna.
E, per accompagnare qualcuno, bisogna prendersi per mano, cercando e poi trovando un incontro.

E dall’altra parte abbiamo trovato le mani – ma anche i cuori e le menti – tese verso di noi di Valentina e Guido, molto più di responsabili dello spazio di Lavanderia a Vapore: hanno curiosato dalle porte sempre aperte delle nostre carovane, e noi dalla porta sempre aperta del loro ufficio, ci siamo fermati prima e dopo gli orari di lavoro. Con rispetto e curiosità sono entrati nella nostra quotidianità, e noi nella loro.
E quindi, a pensarci bene, forse i nostri aggettivi non bastano più: stare in residenza alla Lavanderia a Vapore è stato come andare in un rifugio di montagna dove trovi riparo e ristoro ma, soprattutto, trovi la guida esperta di chi lo gestisce.

L’energia della Lavanderia a Vapore e delle persone che abbiamo incontrato, che lo abitano e lo gestiscono, si riflette e vive già anche nello spettacolo che stiamo portando in tournée. Mentre scriviamo questo articolo siamo a 500 km di distanza da Collegno, tra ultime prove e preparativi, in un vortice di alti e bassi pazzesco che la vita ci ha messo davanti ma partiamo carichi, sapendo che quello della Lavanderia è stato un arrivederci, non certo un addio.

MagdaClan