social imagination,
liquid and transversal,
a vision towards,
oscillating from in-between spaces

COLLECTIVE BODY

WISHING MACHINE#collectivebody

COME STIAMO?

Nel processo artistico di Anna Basti,artista in residenza dall' 1 al 12 febbraio alla Lavanderia a Vapore,porre domande significative a sé stessi e agli altri ha la capacità alchemica di trasformare lo stato del proprio corpo attraverso la pratica e...

WISHING MACHINE#collectivebody

VISIONS OF THE FAUN

What comes into your mind when you think of the Faun? Allow your path to take you to a park, wander around, notice what surrounds you, the microdetails. Zoom in and out from the things that catch your attention, find two-three-four objects that you would like to...

WISHING MACHINE#collectivebody#gyms

FRAMMENTI NOTTURNI

Ciao,  ti invito a leggere i frammenti che seguono, come si legge una poesia, prima di andare a dormire.   Cerca una piccola calma. Concediti qualche respiro profondo.   Entra lentamente nelle parole, lasciati accompagnare dal loro suono e...

WISHING MACHINE#asymmetries#collectivebody

THE DREAM OF A TIGER

An assemblage of traces from the social dreaming practice from the workshop led by Edoardo Mozzanega and Chiara Prodi, artists in residency at Lavanderia a Vapore in September 2023 with the project Dream of a Tiger. Social dreaming dates back to the 1980s when it...

WISHING MACHINE#collectivebody#gyms

TABULA RASA: Accadere nella domanda

Può la scrittura configurarsi come uno strumento di accompagnamento e lettura dell'atto coreografico (o performativo in genere)? Attraverso parole, immagini e suoni, Eugenia Coscarella, Arianna Perrone e Asia Passerella tentano di rispondere a questo interrogativo, soffermando lo sguardo su Tabula Rasa di Doriana Crema e su alcune performance ospitate dall'ultimo Dublin Fringe Festival.

Maneggiare con cura#collectivebody

Piante venefiche e relazioni tossiche nel metaverso: un’intervista a Kamilia Kard

Sabato 11 febbraio, all'interno della cornice di onLive Campus, Kamilia Kard ha lavorato con alcuni danzatori per sviluppare un pattern coreografico tradotto poi in algoritmo, all’interno dello spazio digitale dell'azione performativa da lei firmata, "Toxic Garden - Dance Dance Dance". L'artista chiarisce nell'intervista snodi e immaginari alla base della creazione.