25 Ott 2021

Istituzioni e pratiche di rilevanza

In questi mesi di necessaria trasformazione delle proprie pratiche culturali, la Fondazione Piemonte dal Vivo ha deciso di intraprendere ulteriori direzioni di ricerca prospettiche, non solo verso nuovi pubblici, ma anche verso altri linguaggi e luoghi d’arte per immaginare nuove possibilità, nuove modalità di intendere il Circuito, i progetti, i dispositivi che la abitano e la attraversano. La scelta si è orientata verso il linguaggio delle arti visive, i luoghi che sostengono la creazione e la produzione, la fruizione dei suoi prodotti e processi. L’intento è stato quello di avviare una direzione di ricerca per apprendere e comprendere quali siano le possibilità creative di un dialogo strategico con un’altra disciplina artistica, come funzionino i contesti di creazione e di accoglienza delle progettualità artistiche in questo ambito, quali narrazioni siano portate al suo interno, quanto siano accoglienti e disponibili i contesti di fruizione dell’arte visiva, quali siano le abitudini, le aspettative del suo pubblico, quali valori e quali relazioni generative esistano all’interno di questo circuito.

Il punto di vista che ha assunto la Fondazione Piemonte dal Vivo per intraprendere questa ricerca è quello della residenza, forte dell’esperienza e delle suggestioni maturate in questi anni alla Lavanderia a Vapore. Dispositivo complesso capace di aprirsi verso altri linguaggi senza perdere di vista la ricerca di nuovi pubblici. Luogo di incontro in cui l’artista può incontrare l’altro (operatore o pubblico) e viceversa, condividere con lui un tempo non necessariamente finalizzato, riconoscere in una parola un senso comune e viceversa interpretazioni diverse della stessa parola, immaginare e fare insieme nuove pratiche artistiche e culturali. In questo movimento verso l’altro, verso ciò che non si conosce esiste un processo di rinnovamento dei linguaggi fortemente generativo per uno specifico settore. 

L’approccio di sviluppo della ricerca si è orientato verso la scelta di un centro di residenza nell’ambito delle arti visive, nell’intento mettere a fuoco alcuni interrogativi che nascono dall’esperienza di dialogo con un’altra istituzione e dall’esperienza di dialogo tra artisti di diverse discipline per provare a capire se sia lecito immaginare luoghi dedicati alla creazione contemporanea oltre i confini disciplinari, dove i progetti artistici possano essere accolti e sostenuti da un unico circuito interconnesso.

Con queste premesse, nel febbraio 2020, è cominciato un graduale processo di avvicinamento e di dialogo con una delle realtà più interessanti nel panorama piemontese della creazione artistica contemporanea: Cittadellarte – Fondazione Pistoletto di Biella, la prima residenza artistica in Piemonte e forse in Italia (1998). La realtà nasce dalla visione dell’artista Michelangelo Pistoletto che nel 1994 presenta il Manifesto Progetto Arte, ideato contestualmente al suo insegnamento all’Accademia delle Belle Arti di Vienna (1991-1999) dove imposta con i suoi studenti un programma innovativo rivolto ad abbattere le tradizionali barriere tra diverse discipline artistiche. Il nucleo di tale progetto è sintetizzabile con le parole di Pistoletto: “Progetto Arte si fonda sull’idea che l’arte è l’espressione più sensibile e integrale del pensiero ed è tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana, dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, dall’educazione al comportamento, in breve tutte le istanze del tessuto sociale.” 

Il dispositivo delle residenze della Fondazione Pistoletto, UNIDEE residency programs, nasce nel 1999 con la prima OPEN call internazionale e nel tempo ha assunto un livello di articolazione importante e ispirante per chi opera nello spettacolo dal vivo. Abbiamo chiesto a Juan Sandoval, Direttore di UNIDEE residency programs di Cittadellarte di raccontarci il programma nel 2021 dopo più di 20 anni di esperienza. 

Il punto di vista di Juan Sandoval è strategico rispetto all’indagine della Fondazione Piemonte dal Vivo, perché artista che opera all’interno di una istituzione e perché testimone e attore del processo di sviluppo di questo sistema di residenze: “Penso che Michelangelo sia stato tra i primi a immaginare il dispositivo delle residenze e ad aprire le porte di Cittadellarte agli artisti (1998), non solo visivi, in quegli anni era presente la compagnia Stalker e spesso organizzavano programmi insieme, il teatro è sempre stato molto importante per Michelangelo.” 

Negli anni UNIDEE è cresciuto e nel 2013 si è trasformato in un programma più articolato che distingue le residenze secondo tre tipologie differenti: moduli UNIDEE, di ricerca, connettiva. Ciascuna funziona secondo fini, spazi e attraversamenti diversi, tutte si sviluppano in relazione ad un contesto internazionale.

I moduli UNIDEE sono moduli residenziali intensivi di una settimana aperti a studenti, professionisti e attivisti, nonché ai membri della società in generale. Sono tenuti da tutor con il supporto di ospiti, per gruppi di 10-12 partecipanti. I moduli sono sviluppati secondo un metodo di insegnamento orizzontale, basato sulla discussione collettiva e sullo scambio di conoscenze.

Le Residenze di ricerca sono residenze per artisti internazionali organizzate con istituzioni partner, create per supportare la pratica di artisti emergenti. Durante la loro permanenza a Cittadellarte, gli artisti sono guidati lungo un percorso basato sull’indagine di aspetti specifici legati a una trasformazione socialmente responsabile, attraverso dibattiti e incontri con curatori, artisti e operatori della società civile, studio visit di esperti, conferenze con ospiti, visite a mostre e luoghi attinenti ai temi esaminati, ecc. In termini di produzione, le residenze mirano a facilitare la generazione di progetti espositivi, eventi, dibattiti pubblici, pubblicazioni, ecc.

La Residenza connettiva, attiva dal 2015, è un programma semestrale aperto a singoli artisti o collettivi italiani e internazionali interessati ad approfondire e analizzare i temi della trasformazione sociale responsabile, selezionati su invito. L’obiettivo è stabilire connessioni attive tra le pratiche degli artisti residenti e i contenuti esaminati all’interno dei Moduli UNIDEE.

Le premesse artistiche che hanno portato a riconoscere e attivare questo dispositivo, il grado di sviluppo e di articolazione che la formula della residenza ha assunto è certamente molto interessante per il settore dello spettacolo dal vivo poiché apre diverse riflessioni: rispetto al ruolo dell’artista nei processi di trasformazione, intorno alle tipologie, alle finalità, alle modalità di gestione delle residenze sviluppate fino ad ora e alla possibilità di svilupparne delle nuove e ci interpella sul livello di strutturazione del programma di residenza  (finalità, approcci, logiche di sviluppo comuni).

Il dialogo e la reciproca conoscenza tra le due Fondazioni ha preso forma grazie al festival Fluviale. Arte, ambiente e ricerca sociale dell’Associazione Better Places/Spazio Hydro, progetto curatoriale che prevede azioni performative multidisciplinari lungo il fiume Cervo e propone temi di riflessione rilevanti sull’ecologia, sul rapporto con l’ambiente e sulle relazioni tra umano e non umano per risignificare la relazione tra gli abitanti e il fiume, proporre nuove esperienze partecipative capaci di aprire nuovi punti di osservazione del fiume e delle sue specificità per dare forma a nuovi immaginari e voce a nuove narrazioni. 

In relazione ai temi e al contesto di ricerca di Fluviale, è stato selezionato Matteo Marchesi, danzatore, coreografo, vincitore dell’azione Collaboraction Kids della Rete Anticorpi XL e Artista Associato Zebra, per condividere un periodo di residenza a Cittadellarte con Annalisa Zegna, artista biellese e co-curatrice del progetto Fluviale. 

La residenza si è strutturata secondo un processo articolato in tre momenti e fasi distinte. La prima è stata l’esplorazione individuale di Matteo Marchesi, accompagnato nelle pratiche fisiche e poetiche dalla mentore Federica Tardito, clown e artista della danza. La seconda, come accennato, è stata la co-conduzione di Corpi in Piena, un percorso di ricerca e sperimentazione sulle arti performative aperto ad adolescenti tra i 15 e i 19 anni. Il terzo e ultimo momento chiave sarà la condivisione dell’outcome del processo di ricerca all’interno dei luoghi e delle giornate dedicate alla 23° edizione di Arte al Centro.

Per riconoscere il potenziale di questa esperienza di residenza abbiamo chiesto ad Annalisa Zegna e Matteo Marchesi di aiutarci a mettere a fuoco  gli elementi di complessità che hanno rilevato nel corso della loro residenza e gli strumenti comuni come specifici che hanno adottato per gestirla.

Le premesse di incontro e di dialogo tra i due artisti effettivamente portavano diversi elementi di complessità: l’appartenenza a discipline diverse, e quindi abitudini, pratiche, tempistiche di creazione diverse, il coinvolgimento di un soggetto terzo non professionista (gli adolescenti), lo sviluppo di una pratica artistica in un luogo all’aperto, ai più non familiare, non protetto, un approccio di sviluppo della pratica basata su di un dialogo orizzontale tra gli attori. 

Il primo passo che hanno intrapreso per gestirla è stato avviare un confronto partendo dai contenuti. La narrazione dei luoghi e dei personaggi mitologici del fiume Cervo, gli spunti narrativi e figurativi degli artisti li hanno aiutati ad immaginare e poi creare le condizioni di uno specifico spazio di ricerca: il fiume Cervo. Ciascuno ha contribuito alla definizione di questo spazio secondo la propria sensibilità. 

Annalisa Zegna portando l’attenzione rispetto a “come ciascun partecipante reagisca e trovi una propria modalità per leggere e stabilire una relazione con ciò che sta vivendo: con i materiali che offre il contesto, la relazione con gli altri soggetti coinvolti”. Matteo Marchesi rispetto a come ogni partecipante esplora il proprio corpo in un “territorio non organizzato in maniera esplicita per stare in ascolto di una immaginazione, intuizione”. Invitandolo ad agire. Invitandolo a riflettere su come lui gestisca questo spazio di libertà.

Grazie ad una postura di ascolto reciproco, gli artisti hanno trovato un loro modo di risolvere questa complessità, riconoscendo alcuni elementi metodologici (simili e complementari) e condividendo alcune domande di ricerca. 

Il gioco, elemento metodologico simile, per esplorare e osservare il contesto, come strumento di apertura per attivare una relazione tra le persone e con l’ambiente e di sé in relazione al proprio corpo. 

La possibilità di attraversare in maniera diversa lo spazio di ricerca, elemento metodologico complementare, ben riassunto da queste due domande: “come si apre uno spazio generativo rispetto all’immaginario?(Annalisa Zegna)” e “quali sono le condizioni che autorizzano il singolo ad esplorarlo ad immergersi”a “darsi il permesso di…”( Matteo Marchesi) viverlo. 

La possibilità di essere orientati da domande di ricerca condivise: “Come identifichiamo il potere, quali forme abbiamo necessità di generare per farne una narrazione? Come emerge attraverso il corpo e come possiamo costruire una narrazione di questi corpi? Di cosa si compone uno spazio libero, dove sia legittimato il potere di ciascuno, senza che si possa far male a se stessi o ad altri?

Dai modelli di residenza, agli elementi metodologici simili e complementari tra i due linguaggi di creazione artistica, alle narrazioni sui temi del contemporaneo, gli outcome di questa direzione di ricerca intrapresa dalla Fondazione Piemonte dal Vivo sono molteplici e evidenti. Viene lecito domandarsi se questo risultato sia riferibile alla specificità e al valore di questa esperienza o alla modalità di reinterpretare il proprio operato. Leggere il proprio fare, il proprio operare secondo un altro punto di vista: un altro linguaggio, un altro contesto socio-culturale, un altro contesto geografico può aiutare un’organizzazione a leggere meglio i bisogni o a esplicitare il potenziale del proprio contesto di riferimento? 

Mara Loro, Research curator consulente per l’innovazione e la ricerca della Fondazione Piemonte dal Vivo

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Appunti per una comunità che Danza

LAVANDERIA A VAPORE