26 Gen 2022

DanzArTe al Museo Diocesano: un’esperienza di art-therapy

La partecipazione al progetto DanzArTe ha fornito al Museo Diocesano di Genova un’occasione unica per sperimentare, all’interno della collezione, un approccio di arte-terapia con cui valorizzare le potenzialità semantiche delle opere d’arte al di là dell’aspetto estetico e del loro contenuto storico-artistico, mettendo al centro dell’attenzione la percezione e l’interazione fisica del fruitore.

Ebbene, a spingere alla partecipazione a questo progetto sono stati da un lato l’interesse per gli studi che da anni vengono condotti in quest’ambito, dall’altro il desiderio di rinnovare e diversificare l’approccio che il pubblico del museo ha nei confronti delle opere d’arte.

Che il godimento provocato dalla visione un dipinto, l’ascolto di un brano musicale o il contatto con la bellezza di un paesaggio naturale donino benessere fisico e psichico non è certo una novità: poeti, artisti e scienziati lo hanno sempre affermato; mancava però l’evidenza scientifica, il dato misurabile, cui si è dato forma rappresentabile soltanto negli ultimi decenni. Le riflessioni sull’impatto terapeutico dell’arte hanno conosciuto, specie nel corso degli ultimi due anni, toccati pesantemente dalla pandemia, un netto incremento. Ciò è appunto avvenuto in un tempo in cui le istituzioni culturali in genere e i musei in particolare – costretti a una prolungata chiusura – hanno dovuto riflettere su come interagire al meglio con un pubblico che non poteva più accedere fisicamente a quegli spazi.

Dalle esperienze canadesi del Musee des Beaux Arts di Montreal – che ha inaugurato un vero e proprio servizio di art-therapy giacché lì la frequentazione del museo viene prescritta dai medici quale strumento per curare o alleviare talune patologie – fino al MOMA di New York, passando per esperienze britanniche, la valorizzazione del supporto che le arti offrono al raggiungimento del benessere fisico e psicologico è andata sempre più crescendo. La terapia che utilizza l’espressione artistica ha dischiuso così un ventaglio sempre più vasto di applicazione concrete, con risultati finalmente misurabili in termini di efficacia riabilitativa e di recupero della dimensione più profonda del vissuto: solo per citare alcuni esempi, la strutturazione di esperienze laboratoriali per risvegliare le risorse vitali e creative nei malati di Alzheimer o nelle persone affette da autismo; l’utilizzo di matite, pennelli e opere d’arte per combattere le angosce e gli stati dolorosi provocati dagli isolamenti dell’era pandemia; esperimenti per risolvere problemi di daltonismo. O ancora l’utilizzo del medium artistico per lasciar emergere quei piccoli traumi quotidiani di cui si fatica a parlare.

In questo senso – con tono brillante, umoristico e nel contempo profondo – il video What is Art for? del saggista svizzero Alain de Botton enumera ben cinque motivi per cui l’arte risulta importante nelle nostre vite, indipendentemente dalla conoscenza dei contenuti storico-artistici o dalla competenza interpretativa di ciascuno. A importare davvero è ciò che riceviamo dall’osservazione di un’opera d’arte, in termini di equilibrio personale e di risorse energetiche.

Gli esempi presentati fin qui interagivano con la dimensione psicologica dell’osservatore. Nel caso specifico di DanzArTe le opere pittoriche – concepite come se si trattasse della rappresentazione del fermo-immagine di un istante vitale – sono state prescelte per la loro capacità di istituire un’interazione fisica con il visitatore-paziente. Spetta poi a quest’ultimo, tramite l’utilizzo di un software dotato di sonificazione e di una proiezione dell’immagine stessa, il compito di replicare il movimento insito nel dipinto, per completarlo e portarlo alla sua naturale conclusione. Questa modalità di interazione è sfruttata anche nella didattica museale, al fine di valorizzare l’approccio corporeo all’opera rispetto al più tradizionale contatto visivo, favorendone contestualmente una diversa comprensione, creando tableaux vivants e servendosi della didattica del learning by doing, utile a comprendere il linguaggio dell’artista e a immedesimarsi nello spirito del quadro.

L’attività del Museo nell’ambito di DanzArTe si è articolata in due fasi: dapprima, la ricerca delle immagini più adatte; dopodiché, la realizzazione di test all’interno degli spazi museali, una fase – questa – di prossima attuazione. L’artista individuato grazie alla consulenza di Lauro Magnani – professore ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università di Genova – è stato Luca Cambiaso, pittore genovese del XVI secolo, selezionato per la sua particolare tecnica nel disegno preparatorio, fondato su un modello stereometrico (la cosiddetta “maniera cubica”) in cui la figura umana è delineata attraverso la successione di elementi cubici, fino ad arrivare alla definizione proporzionale delle parti. Si tratta di una modalità che è risultata assai utile nell’elaborazione del software.

Le immagini richieste dovevano comprendere figure a tutt’altezza, sia singole che articolate fra loro, secondo il modello della Sacra Conversazione o della Sacra Famiglia [1] (ossia più personaggi interagenti all’interno del medesimo dipinto, in reciproca relazione visiva o fisica). Era altresì necessario che le opere fossero collocate all’interno di una cornice museale o di una chiesa, luoghi cioè di fruizione pubblica. Ogni immagine pittorica è stata individuata in base alla qualità del movimento, cristallizzato in una particolare posizione ma tale da poter essere replicato, ri-vissuto e concluso. Al primo gruppo di opere appartengono i dipinti con San Gioacchino, Sant’Anna (entrambi nella Cattedrale di San Lorenzo di Genova) e il Battesimo di Gesù (Chiesa di Santa Chiara in San Martino d’Albaro di Genova), tutte e tre con iconografia coerente con le finalità richieste; nel secondo gruppo si annoverano invece il Riposo durante la fuga in Egitto (Museo dell’Accademia Ligustica di Genova) di cui si è isolato il gruppo della Madonna che mostra Gesù agli angeli, la Pentecoste e infine La Vergine e il Battista intercedono presso Cristo in gloria (Musei di Strada Nuova a Palazzo Bianco, Genova).

Ora, a seguito dell’elaborazione del movimento tramite software e della sua sonificazione, il Museo – insieme ad alcune RSA – ospiterà la succitata fase di test, coinvolgendo dapprima persone senza particolari deficit motori, validando con loro il programma e adattandolo per la successive sperimentazioni all’interno delle RSA. Ritengo però che al di là dei risvolti terapeutici il programma potrebbe costituire l’occasione, per chiunque, di intessere una relazione più coinvolgente con la rappresentazione artistica tramite l’immedesimazione psicologica e fisica, e restituendo in benessere reale quanto l’artista ha espresso tramite la propria interiorità.

Paola Martini, Direttrice Museo Diocesano di Genova

[1] Quest’ultima anche nella versione con la Madonna seduta che sorregge il Bambino.

Immagine in evidenza: Luca Cambiaso (Moneglia 1527-Escorial, 1587) – Sant’Anna (olio su tela, 1569 circa), presso Cattedrale di San Lorenzo, Genova

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