6 Mag 2022

Sconfinare nello spazio pubblico: definizioni, pubblicazioni, progetti in corso

“Spazio pubblico”: che cosa si intende?

Proviamo a spiegarlo attraverso le parole di Franco Purini, architetto e docente di fama internazionale (classe 1941) che – fra le altre – nel 1979 collaborò con l’allora assessore alla cultura del Comune di Roma, Renato Nicolini, per la realizzazione di Parco Centrale, effimero progetto di “meraviglioso urbano”, finalizzato alla teatralizzazione della Città Eterna, grazie a una serie di palcoscenici diffusi (ciascuno dei quali dedicato a una disciplina artistica: il teatro, la musica dal vivo, il ballo e la TV), disseminati al di là delle mura aureliane.

Con l’espressione spazio pubblico si intende in prima istanza quell’insieme di strade, piazze, piazzali, slarghi, parchi, giardini, parcheggi che separano edifici o gruppi di edifici nel momento stesso in cui li mettono in relazione tra di loro. Si tratta di un sistema di vuoti urbani di diverse forme e di dimensioni anch’esse variabili che rappresentano, per così dire, il negativo del costruito. Individuato per la prima volta in termini espliciti da G.B. Nolli nella sua Nuova pianta di Roma pubblicata nel 1748, questo sistema, la cui progettazione e la cui cura sono affidate di solito all’amministrazione della città, si traduce nella struttura urbana in sequenze prospettiche che conferiscono un senso preciso e conseguente alla presenza dei manufatti. […] Considerando lo s. p. da un altro punto di vista, vale a dire non analizzandone l’essenza fisica, ma i suoi usi e i suoi significati, esso si rivela come il complesso degli ambienti urbani esterni il cui accesso è non solo aperto a tutti, ma riveste un carattere particolare, riguardante la qualità del modo con il quale questa accessibilità si dà. Con l’espressione spazio pubblico si intende in questa accezione l’esito della compresenza di più categorie tese ad assicurare una specifica tonalità ideale, iconica e comportamentale alla fruizione di strade e di piazze. […] Oltre a questa appropriazione interviene poi la capacità di rappresentare, tramite adeguate sistemazioni architettoniche degli invasi urbani […], la comunità urbana nei valori che la istituiscono come tale. Tutto ciò in una condizione di lunga durata, nel senso che questo processo rappresentativo si definisce attraverso l’iterazione nel corso di decenni, e molte volte di secoli, di particolari momenti associativi che riguardano la vita religiosa, civile, politica.

Franco Purini, ad vocem “spazio pubblico” in «Enciclopedia Italiana – Treccani»

E nelle arti performative (nel teatro, nella danza…)?

Il teatro è una manifestazione potente e radicale del rapporto fra fatto creativo e società. Nell’antica Grecia, il teatro era il luogo di congiunzione tra la speculazione filosofica, praticata lungo la via del Peripatos ateniese, e la maestosità dell’Acropoli con i templi dedicati agli dei. Anche geograficamente, il teatro di Dioniso, il primo teatro della Grecia antica, è situato ai piedi del Partenone, dedicato a Giove e poi successivamente ad Atena, figlia di Giove partorita dalla testa del padre, anche conosciuta come dea della sapienza. La sapienza dunque, come vetta di un percorso che parte dal teatro, da una esperienza collettiva, passando per la catarsi, la purificazione attraverso la quale la comunità prende consapevolezza di se stessa vedendo rappresentati tutti gli aspetti più oscuri e indicibili dell’esistenza. Le diverse forme di questo passaggio sono, nella civiltà occidentale, la speculazione filosofica e il linguaggio poetico attraverso i quali prende forma l’ethos di un popolo, la sua identità. Tramite l’esperienza teatrale la moltitudine degli spettatori si fa corpo collettivo che vibra all’unisono e accorpa, appunto, la dimensione affettiva ed emotiva dei valori sociali condivisi. Nella società contemporanea interconnessa e digitale il teatro mantiene ancora la sua funzione grazie alla sua qualità di arte dinamica che riproduce questa esperienza del qui ed ora. Ancora di più, nell’era del consolidamento dell’uso del digitale nella vita quotidiana, il teatro può vivere una stagione di rinnovata vitalità ed estremo interesse in termini sociali.
Offre quello spazio di creatività che l’individuo contemporaneo non può più distribuire in molte piccole azioni del quotidiano e dell’occupazione stretta nelle rigidità del digitale; lo spettatore è sempre più compartecipe della costruzione del significato collettivo dell’evento e al tempo stesso ne viene trasformato attraverso la relazione diretta, già elemento fondamentale che contraddistingue il teatro dalle altre arti. Secondo Ferrarotti l’arte e la società si incontrano in un complesso abbraccio e a seconda della stretta, questo può diventare un abbraccio mortale o salvifico (Ferrarotti 2007). La ricaduta dell’azione teatrale in termini sociali può quindi essere declinata in vari aspetti: teatro come spazio pubblico, dunque riappropriazione politica di una presenza sociale; teatro come evento (Badiou 2015); teatro e benessere collettivo; teatro come strumento pedagogico e di socializzazione ai comportamenti pro-sociali per le nuove generazioni; luogo creativo di espressione e di sviluppo dell’immaginario; teatro poetico di recupero del simbolico; teatro come centro culturale sia per i piccoli che i grandi centri urbani, cuore pulsante di una comunità. Il teatro è tutti questi aspetti in quanto affermazione e recupero dello spazio pubblico, luogo di formazione del corpo sociale e al tempo stesso luogo di riflessione personale, sempre in relazione all’altro da sé.

Così Ilaria Riccioni – ricercatrice confermata e professoressa aggregata in Sociologia generale presso la Libera Università di Bolzano – nella call for papers del Congresso Internazionale “Teatro e spazio pubblico” (9-11 settembre 2021), i cui Atti, dal titolo Teatri e sfera pubblica nella società globalizzata e digitalizzata, hanno trovato recente pubblicazione. La riflessione convegnistica traeva spunto da una pregressa ricerca sociologica – confluita nel volume Teatro e società: il caso dello Stabile di Bolzano (Carocci 2021) – svolta dalla studiosa in seno al Teatro Stabile di Bolzano (tra il 2018 e il 2020), al fine di approfondirne la storia, il peculiare rapporto con il pubblico e – in ultima istanza – l’intenso dialogo intrattenuto con la politica locale e con le diversità culturali del territorio. All’interno della collettanea, edita per i tipi della Guerini & Associati, anche un contributo su Lavanderia a Vapore, a firma di Matteo Tamborrino (dottorando in Storia delle arti e dello spettacolo presso le Università di Pisa, Firenze e Siena e cultore della materia in Discipline dello spettacolo all’Università di Torino): nelle pagine del saggio, la Casa della Danza di Collegno – la cui storia viene ripercorsa ab origine, dalle sue radici “manicomiali” – assurge a paradigmatica esperienza di relazione fra spazio e comunità, tramite affondi su specifiche progettualità.


Ricerche in progress

Iniziativa particolarmente virtuosa, che merita di essere segnalata in questa sede, è Arte e spazio pubblico, un’esperienza di ricerca, formazione e disseminazione nata dall’azione congiunta della Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali. Una riflessione attorno alle dinamiche di interazione tra arte e spazio pubblico (dal secondo dopoguerra ad oggi) su scala nazionale, mossa dalla volontà di sondare le interferenze, ora armoniche ora invece conflittuali, tra elaborazioni teoriche e pratiche progettuali. Il progetto, ideato nel 2021 e attualmente in via di sviluppo (si concluderà infatti – a seguito delle giornate di studio tenutesi a febbraio scorso – con la pubblicazione degli Atti), si è articolato in momenti consecutivi e complementari di studio e ricerca. Per ulteriori info sul programma e sui suoi risultati, si rimanda alla piattaforma dedicata: fondazionescuolapatrimonio.it/en/research/arte-e-spazio-pubblico.

Matteo Tamborrino

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Appunti per una comunità che Danza

LAVANDERIA A VAPORE