«Leggermente poggia il tuo piede e abbi cura»

«Leggermente poggia il tuo piede e abbi cura»


Dal 4 all’8 aprile la Lavanderia a Vapore ha ospitato il percorso di ricerca di Lorenzo De Simone, progetto vincitore del bando AiR – Artisti in Residenza 2022. Il giovane danzatore – laureato in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi di Tutela – da sempre coniuga alle competenze artistiche un approccio scientifico, costruendo progetti in cui le emozioni si tramutano in strumento metodologico di scandaglio interiore e indagine coreografica.

DanzArTe: video-intervista a Matteo Bagnasco e Beatrice Sarosiek

DanzArTe: video-intervista a Matteo Bagnasco e Beatrice Sarosiek

intervengono
Matteo Bagnasco, Responsabile Obiettivo Cultura | Fondazione Compagnia di San Paolo
Beatrice Sarosiek, Project Manager CW Lab | Fondazione Compagnia di San Paolo


DanzArTe è uno dei quattro progetti faro del Cultural Wellbeing Lab all’interno di Well Impact, la nuova sfida di Compagnia di San Paolo che punta alla cultura come protagonista per il raggiungimento di nuovi target di sviluppo sostenibile. Il CW Lab intende favorire nel nordovest lo sviluppo di un laboratorio che dia impulso a nuove competenze e progettualità partendo dalla consapevolezza del profondo impatto della Cultura sul benessere di persone e comunità, mirando a individuare progetti, luoghi, linguaggi e relazioni culturali come percorso di prevenzione e cura.

“Riprendere possesso” di forme e corpi a passo di valzer. Un’intervista doppia a Laura Gazzani e Stefano Mazzotta

“Riprendere possesso” di forme e corpi a passo di valzer. Un’intervista doppia a Laura Gazzani e Stefano Mazzotta


Dall’8 al 22 marzo la Lavanderia a Vapore ha ospitato WALTER, progetto a cura di Laura Gazzani, realizzato con il contributo di ResiDance XL, un’azione della Rete Anticorpi XL – Network della Giovane Danza d’Autore. Numerosi gli attraversamenti, che hanno nutrito – nel corso delle due settimane di residenza – la ricerca artistica della giovane danzatrice e coreografa: dal prof. Alessandro Pontremoli dell’Università di Torino, che ha illustrato le diverse forme di reinterpretazione storica del valzer (proponendo agli astanti anche una prova d’esecuzione), ai ballerini della scuola Liberty Dance, lanciati in un vero e proprio scambio di pratiche.

La mattina del 18 marzo scorso Laura, insieme agli interpreti Nicolò Giorgini e Francesca Rinaldi, ha incontrato Stefano Mazzotta della Compagnia Zerogrammi, da poco reduce da un simile confronto con questa stessa forma musicale e coreica, all’interno di WALZEN (Residenza Trampolino per la stagione 2020/’21) e dell’opera ELEGIA DELLE COSE PERDUTE.

Un dialogo a due voci, dunque, tra contaminazioni, materiali di lavoro e spunti di riflessioni sul concetto di re-enactment: il coreografo ha infatti lavorato, per l’anno in corso, nella nuova Residenza Trampolino PIUME e, tra gli spazi di Casa Luft e la Lavanderia, in MOMENTO, esperienze entrambe inscritte nel quadro di SWANS NEVER DIE.

DanzArTe: interazioni tra corpo e immagine

DanzArTe: interazioni tra corpo e immagine

Il modello scientifico e la tecnologia del progetto DanzArTe, voluto e sostenuto da Compagnia di San Paolo nell’ambito di Well Impact, guidano le persone anziane a rischio fragilità a ricostituire in modo autonomo, singolarmente o in gruppo, i contenuti gestuali (e conseguenti valori emozionali) di antiche opere di arte sacra, con semplici movimenti espressivi: l’analisi automatica in tempo reale delle qualità del movimento genera interattivamente suoni e rivelative manipolazioni delle immagini proiettate.
Il progetto DanzArTe-Emotional Wellbeing Technology è ideato e realizzato da Casa Paganini-InfoMus Università di Genova in collaborazione con il Dipartimento Cure Geriatriche, Ortogeriatria e Riabilitazione – E.O. Ospedali Galliera di Genova, la Lavanderia a Vapore di Collegno (Torino), la Residenza per anziani Cardinal Minoretti e il Museo Diocesano di Genova. Progetto e realizzazione del software e dei contenuti multimediali: Casa Paganini-InfoMus, Università di Genova.

This project has received funding from the European Union’s Horizon 2020 research and innovation programme under grant agreement No 824160.

Inizio esperienza Sessione 1.1:  la Partecipante, seduta di fronte allo schermo di proiezione, osserva la transizione dell’immagine del Quadro a → SOLO FIGURA CENTRALE e poi a → MANICHINO.


Seguendo l’esempio del Manichino «M», la Partecipante inizia un’interazione che provoca la trascolorazione del Quadro nella zona relativa al movimento suggerito da «M».


La Partecipante si era fermata; «M» riappare, a sollecitare la prosecuzione del movimento.


Il primo esercizio si conclude, con la piena colorazione della zona del Quadro. Allora, «M» propone un nuovo esercizio e la Partecipante dà inizio ad una nuova trascolorazione.



Siamo alla conclusione dell’ultimo esercizio da parte della Partecipante. «M» dà allora inizio ad una seconda Fase dell’esperienza, che prevede l’esecuzione senza soluzione di continuità di tutti e tre movimenti ora appresi, in una sequenza continuamente ripetuta, il cui effetto sarà una nuova progressiva illuminazione e trascolorazione di tutto il Quadro, fino al suo svelamento totale.


La Partecipante prosegue nella sua «danza», provocando l’accensione, candela dopo candela, di una progressiva illuminazione e colorazione del Quadro; ma poi… ERRORE! La Partecipante si ferma a riposare e così le candele iniziano a spegnersi una ad una…


Adesso la Partecipante riprende a danzare e allora, da capo, tutte le candele ricominciano ad accendersi una dopo l’altra; lei prosegue senza errori, finché l’intero Quadro si svela completamente con l’accensione di un’ultima candela, così grande che illumina l’intero Quadro e subito si spegne, segnalando la CONCLUSIONE dell’esperienza di movimento.


La Partecipante ha conquistato la visione dell’intero Quadro, la rivelazione del suo Titolo e dell’Autore e la sua contestualizzazione nel Museo. Titoli di coda.

Una forma della cura. Per uno stato dell’arte, tra danzaterapia e Dance Well

Una forma della cura. Per uno stato dell’arte, tra danzaterapia e Dance Well

«One of the most ancient forms of healing» (Kock et al., 2014: 46). Questa definizione sintetizza la prospettiva in cui la danza, in maniera sempre più diffusa, si sta muovendo negli ultimi anni: la dimensione terapeutica, la cura, la pratica come integrazione dei protocolli clinici convenzionali.

Aprendo all’ascolto emotivo attraverso il movimento del corpo, la danzaterapia stimola il processo creativo, favorendo il miglioramento delle dinamiche relazionali, l’arricchimento esistenziale e la resilienza del paziente (Redaelli, 2015). Praticata con persone affette da discinesia dovuta a patologie – come il Parkinson – o alle conseguenze del processo di senescenza, la danzaterapia ha la peculiarità di proporre una stimolazione sia motoria che emotiva, in una patologia i cui sintomi più significativi sono proprio la compromissione motoria accompagnata da anomalie comportamentali.

Questo tipo di intervento trova la sua validazione non soltanto nelle pratiche diversificate che vengono realizzate ormai in molti contesti europei, ma anche sulla letteratura di tipo scientifico, che evidenzia il legame fisiologico fra sistema neuromotorio, empatia, abilità sociali e cinestetiche. Tra le personalità più autorevoli possiamo menzionare Sarah Houston, che sottolinea come sia necessario studiare la danza senza separarla da questioni di tipo politico-culturali, auspicando che la ricerca scientifica ‘pura’ non possa mai trascurare l’importanza del contesto sociale, politico e medico e della tradizione in cui si opera, in quanto si tratta di corpi ‘vissuti’ nella quotidianità. Accanto alle ricerche qualitative di Houston e alle questioni identitarie legate alla disabilità (Houston 2011), vi è una consistente letteratura che analizza come la pratica della danza sia connessa alla stimolazione dei circuiti dopaminergici, associati al piacere ‘edonistico’. La stimolazione dei neuroni della dopamina è legata anche all’apprendimento di rinforzo di competenze motorie (Wood, 2021): la proiezione dopaminergica è quindi collegata alla ricompensa e al piacere. Vi sono pertanto numerose ipotesi che attribuiscono alla dopamina un ruolo di mediazione e adattamento nell’apprendimento motorio: partendo da questi studi, sarebbe possibile ipotizzare l’impatto che l’osservazione dei movimenti della danza avrebbe sui diversi paradigmi comportamentali dell’essere umano. Come è noto, il ruolo della dopamina nell’essere umano è stato studiato principalmente in connessione con i disordini del sistema motorio (morbo di Parkinson) e i comportamenti relativi alla ricerca di ricompensa. Inoltre si deve approfondire come il sistema dei neuroni mirror, implicato nell’osservazione e nella pratica della danza (Calvo-Merino et al., 2005) sia coinvolto nei soggetti affetti da disturbi motori neurodegenerativi.

La pratica del Dance Well, iniziativa sorta con la diffusione di associazioni nate attorno alla Dance/Movement Therapy (Payne, 1997) e sostenuta come trattamento randomizzato di tipo integrativo per alcune patologie, è una tipologia di intervento, non strettamente di ordine terapeutico, finalizzata al miglioramento della qualità della vita. Con esso, contempla anche l’empowerment di persone affette da discinesia, patologie legate all’invecchiamento e decadimento cognitivo, e altresì rivolte al personale sanitario che se ne occupano, compresa la figura del caregiver. Dance Well è un lavoro costante sul gesto e sul movimento, volto ad acquisire nuove competenze in condizione di compromissione motoria dovuta alla malattia. Inoltre, la possibilità di mettere in scena questo processo davanti a un pubblico pone i soggetti in condizione di non essere percepiti come pazienti, ma come veri e propri performer (Franco, 2017). Le metodologie di ricerca prevalenti negli studi su questa malattia sono per lo più di tipo quantitativo (Palermo et al., 2020), collegate a sperimentazioni di tipo clinico e neuroscientifico (test clinici, strumentazioni, test psicometrici) che, dal punto di vista epistemologico, mancano di strumenti per analizzare nello stesso modo il fenomeno della danza.

Dal punto di vista artistico, la comunità della danza risulta sempre più coinvolta in una visione ‘collettiva’ della creazione e interessata ad un coinvolgimento delle comunità all’interno dei processi coreografici e drammaturgici. I processi artistici coinvolgono anche corporeità ‘non conformi’, in un più ampio panorama compositivo: a tal proposito, si può affermare che la creazione realizzata attraverso i corpi dei Parkinson’s dancers si arricchisca di una nuova prospettiva utile per i processi coreografici poi espletati nella messa in scena più ‘tradizionale’ (Houston, 2019); occorre però prestare attenzione a definire queste attività come prassi costante e condivisa, sensibile al valore etico della cura, senza trasformarle in iniziative di natura estemporanea, volte a soddisfare un criterio richiesto dalle istituzioni per l’elargizione di fondi e sostegni.

Andrea Zardi, dottorando in Lettere – curriculum: Spettacolo e Musica / Università di Torino


Bibliografia

Calvo-Merino B., Glaser D.E., Grèzes J., Passingham R.E., Haggard P., Action Observation and Acquired Motor Skills: An fMRI Study with Expert Dancers, «Cerebral Cortex» XV, 2005, pp. 1243-1249.

Farina E., Borgnis F., Pozzo T., Mirror neurons and their relationship with neurodegenerative disorders, «Journal of Neuroscience Research» 98, 6 giugno 2020, pp. 1070-1094.

Fontanesi C., DeSouza J.F.X., Beauty That Moves: Dance for Parkinson’s Effects on Affects, Self-Efficacy, Gait Symmetry, and Dual Task Performance, «Frontiers in Psychology» XI, 600440, febbraio 2021, p. 11.

Franco S., Dance Well: un passo a due con il Parkinson, «Economia della Cultura» II, giugno 2017, pp. 293-298.

Freedberg D., Empatia, movimento ed emozione, in Giovanni Lucignani, Andrea Pinotti (a cura di), Immagini della mente. Neuroscienze, arte e filosofia, Raffaello Cortina, Milano 2007.

Houston S., The Methodological Challenges of Research into Dance for People with Parkinson’s, «Dance Research» XXIX, 2, 2011, pp. 329-351.

Houston S., Feeling Lovely: An Examination of the Value of Beauty for People Dancing with Parkinson’s, «Dance Research Journal» XLVII, 1, aprile 2015, pp. 27-43.

Houston A., Different Bodies. A poetic study of dance and people with Parkinson’s, in Helen Thomas, Stacey Prickett (a cura di), The Routledge Companion to Dance Studies, Routledge, Londra-New York 2019.

Koch S., Kunz T., Lykou S., Cruz R., Effects on dance movement therapy and dance on health-related psychological outcomes: A meta-analysis, «The Arts in Psychotherapy» XLI, 1, 2014, pp. 46-64.

McGill A., Houston S., Lee R.Y.W., Dance for Parkinson’s: A new framework for research on its physical, mental, emotional and social benefits, «Complementary Therapies in Medicine» XII, 3, giugno 2014, pp. 426-432.

Palermo S., Morese R., Zibetti M., Romagnolo A., Pontremoli A., Carlotti E.G., Zardi A., Valentini M.C., Lopiano L., What happens when I watch a ballet? Preliminary fMRI findings on somatosensory empathy in Parkinson Disease. «Frontiers in Psychology» 11, agosto 2020.

Payne H., Danzaterapia e movimento creativo, Erickson, Trento 1997.

Pontremoli A., Elementi di teatro educativo, sociale e di comunità, UTET, Milano 2015.

Pontremoli A., La danza del nuovo millennio fra dissenso e partecipazione, «Culture Teatrali. Studi, interventi e scritture sullo spettacolo» XXX, 2021.

Wood A., New roles for dopamine in motor skills acquisition: lessons from primates, rodents, and songbirds, «Journal of Neurophysiology» CXXV, 2021, pp. 2361-2374.